venerdì 6 luglio 2007

Promessa

Uscire dall’anonimato è il prossimo obiettivo

La discrezione ha fatto il suo tempo

Tanto la nebbia me la porto addosso

I due mozziconi

Unico indizio due mozziconi di sigaretta, sul selciato, tra la polvere di grana grossa e la sottile cucinata dalle auto. Sono due mozziconi anonimi, depositati dalla mano del caso uno accanto all’altro. Il più corto guarda a nord come se occhieggiasse dal cordolo del marciapiede. L’altro è leggermente piegato, annerito in cima, come se fosse stato spento in fretta. La zona attorno non offre granchè: semplice periferia, all’orizzonte casermoni popolari fanno da sipario al centro metropolitano. Quando lo smog si dirada affiorano le guglie della catterale e il pennone della torre civica.
Diciamolo pure, uno speculatore come sir Winston non aveva alcun motivo di trovarsi quaggiù, tra sterpi e prataglia. Il cadavere era appoggiato di schiena a un robusto quercus satinatus, l’unica pianta superstite di quest’area coltivata a maggese, proprio all’incrocio di due derivazioni irrigue. Le scarpe debitamente infangate fanno pensare a una passeggiata volontaria, benchè insolita. La morte deve essere giunta improvvisa con lo sfondamento del cranio da parte di un corpo contundente, un singolo violento colpo. La pioggia però ha dilavato ogni traccia attorno al cadavere, sono sparite impronte e ogni altro segno utile ai segugi. Dobbiamo affidarci solo ai nostri occhi e ai due mozziconi trovati sulla strada.
Ebbene, cosa possiamo dedurre caro Watson.