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Il sole filtra basso e dolce da una vaporosa colonna di nubi quasi appoggiando sulla superficie quieta del lago. La luce soffiata dal vento risplende sull'erba della riva, percorrendo le trame rugose della corteccia degli alberi frondosi. E' da lì che vedo arrivare la processione con un incedere baldanzoso che sa di musica. Attraversano rapidamente il verde sulla sponda superando le depressioni del terreno con passo febbrile. Li metto a fuoco lentamente: sembrano quaccheri o comunque pellegrini del Nuovo mondo: uomini vestiti di nero e blu con i cappelli a cilindro dalle larghe tese e collettoni bianchi, donne con il capo cinto in modeste cuffiette e larghe gonne scure. Il tessuto bianco e fresco delle loro camicie in movimento manda bagliori come uno scroscio di mercurio.
C'è un capo in testa alla marcia, indubbiamente una figura dal carisma religioso, lo si deduce dalla rapidità con la quale il resto del gruppo asseconda i suoi cambi di rotta, dovuti più che altro al terreno ondulato. La guida infatti cerca di discostarsi il meno possibile da una sorta di parabola immaginaria che corre parallela alla riva del lago. Noto finalmente che il reverendo stringe qualcosa tra le mani tenendolo ben distante dal petto, anzi leggermente sopra la testa in modo che tutti possano vederlo. No, non è un crocifisso, bensì una palla ovale, un pallone da rugby di cuoio scuro.
La sorpresa raddoppia quando inizio a considerare le proporzioni: la comunità in marcia sovrasta di poco i fili d'erba e scompare dietro blocchi di roccia e piccoli arbusti. Sono lillipuziani! Sono tutti alti una decina di centimetri scarsi. Una vista che stranamente mi affascina e forse per non allarmarli decido di restare immobile, appoggiato al tronco dove mi godevo il paesaggio.
Quando l'omino in testa al corteo è a tiro però non resisto e gli sparo un rispettoso ma sorridente "Wellcome!". E quello tutto impettito, senza scomporsi e senza distogliere lo sguardo dalla sua invisibile meta mi concede uno sbrigativo "Bless you the Lord" ricco di antichi accenti anglosassoni. E replico meravigliato con un ossequioso "thank you" mentre la colonna mi sfila rapida davanti senza degnarmi di uno sguardo, imboccando un sentiero tra l'erba alta - per loro - che non avevo notato prima. Sono diretti oltre un piccolo promontorio oltre il quale, probabilmente innescati da sentinelle nascoste, iniziano a diffondersi le note solenni di corni vichinghi.
La tentazione di sbirciare è forte, ma sento che non appartengo al loro mondo e potrei offenderli disturbando un'importante cerimonia. Inoltre mi chiamano "Dobbiamo partire - reclamano voci lungo la riva - sì andiamo la nostra gita è terminata". Ma nonostante le sollecitazioni mi attardo per raccogliere le mie cose e...
Foto by Kyl
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