martedì 9 febbraio 2010

New hopes


Heroes

Se il presente è in costante balia dell’incertezza e della paura, quale futuro si profila per l’umanità? La risposta nel mondo dei serial è precisa: servono degli eroi. Così dalla massa spuntano individui eccezionali: volano, sollevano treni, guariscono, sparano radiazioni, viaggiano nel tempo e nello spazio.
Heroes è una risposta all’ansia di questi anni ondivaghi dove l’orizzonte pare custode del brusio del prossimo tsunami: quello definitivo. Va detto che la cultura americana ha sempre avuto un rapporto speciale con gli eroi: gli Usa sono una nazione giovane che ha dovuto misurarsi con la gloria degli imperi più blasonati, ricchi di storia e figure mitiche.
A questa grandeur gli Stati Uniti hanno dapprima opposto gli ideali universali di libertà, uguaglianza di fronte alla legge e possibilità di accesso alla ricchezza e al potere, in breve il mito della terra delle opportunità. Poi è sorto il culto dei Padri della patria e con le guerre e i morti sul campo di battaglia sono arrivati anche gli eroi nazionali. Il ruolo degli Usa nel mondo è cresciuto rapidamente e all’inizio del ’900 il Paese si è candidato a superpotenza lanciandosi nel primo conflitto mondiale.
I supereroi nascono negli anni ’30 quando la Grande Depressione rischia di affossare il sogno americano: chi potrà difendere i deboli in una fragile società multietnica? Chi potrà ergersi a paladino della giustizia quando chi la amministra è corrotto o impotente? Un privato superpartes, anzi un supereroe: intelligente, forte, buono e magico. Una divinità domestica che aggiusta le cose e poi se ne torna nell’ombra, nessun premio se non l’intima soddisfazione del bene donato.
Si è detto che è "fortunato il Paese che non ha bisogno di eroi", ma non quando le istituzioni mentono, portano via i tuoi figli a morire in un deserto, limitano le tue libertà. Allora cresce la sete di verità, pace e giustizia. E se questi capisaldi mancano in chi governa serve un contrappeso per impedire che gli equilibri sociali saltino.
Heroes è la soluzione: ripartiamo dal basso, dalla gente, o meglio dal common people. La nuova speranza cammina per le strade del Bronx, va in taxi a Manhattan, stura i lavandini di un drive in texano, zappa in una fattoria dell’Arkansas. Sono persone che hanno scoperto d’avere poteri incredibili e che stanno imparando ad usarli. Alcuni rinunceranno, altri compieranno il fatidico passo in avanti nella consapevolezza che la risposta alle speranze perdute non può che venire da noi stessi. Eroi di una nazione sotto assedio, alfieri di un sogno di tollerante convivenza multirazziale e multietnica, crogiolo di culture e religioni. Un sogno che può ritrovare la sua forza se gli "eroi di tutti i giorni" inizieranno a viverlo ad occhi spalancati.

mercoledì 3 febbraio 2010

War & terror


LOST

Non sappiamo dove siamo, non possiamo fidarci di nessuno, l’unico obiettivo è la sopravvivenza. Non è l’isola dei famosi, ma sono le coordinate narrative di Lost, altra serie di successo planetario che appartiene al filone del fantastico-catastrofico fiorito dopo la seconda guerra del Golfo.
L’incipit trama pare uscito dalla penna di Jules Verne: un aereo fuori rotta precipita nel Pacifico, i superstiti arrivano su un’isola che dire misteriosa sarebbe un eufemismo. Si susseguono apparizioni incomprensibili, scoperte sconcertanti e sparizioni metodiche che mettono a dura prova gli scampati al disastro. Vari flashback ci mostrano le singolari vicende che hanno segnato le esistenze dei passeggeri del volo 815: un medico sfiduciato, un paraplegico miracolato, un milionario obeso, una rockstar drogata, una parricida allucinata e chi più ne ha ne metta. Ogni personaggio è un "wafer" di ipocrisie, complessi, segreti e rimozioni più o meno volute. Tanto da cominciare a nutrire seri dubbi sulla casualità dell’assortimento dei passeggeri dello sfortunato volo: sono forse stati prescelti? O rappresentano un campionario delle nevrosi della nostra società?
Dopotutto quale è il "brodo di coltura" di questo avvio del terzo millennio: è stata proprio la mano di Bin Laden ad abbattersi sulle torri gemelle? Le armi di distruzione di massa erano davvero nelle mani di Saddam? Quesiti da consegnare alla storia, domande che svelano la logica di una guerra avviata per scampare allo spettro di una recessione economica.
Lost significa perduto, ma la traduzione letterale è riduttiva. Nella serie in questione il termine Lost è uno smarrimento non soltanto fisico, ma spirituale. È il marchio di una generazione che ha perso i propri riferimenti. L’oceano stesso che separa i sopravvissuti dal resto del mondo, in realtà è un grembo liquido che accoglie gli smarriti affinché possano superare i fossati delle diffidenze e dei pregiudizi, andare oltre le verità non dette e quelle proclamate. Non tutti sono destinati a tornare dal rischioso trekking nel lato oscuro della vita, ma è un percorso necessario se non vogliamo essere perduti per sempre.

martedì 2 febbraio 2010

Twin Towers after


Galactica

C’era da aspettarsi il peggio dal remake di una delle serie fantascientifiche più in voga negli anni ’80. Galactica era curioso mischione di mitologia e pistole laser che cavalcava l’onda di Guerre Stellari. Ma bastano cinque minuti della nuova edizione per capire che il piano narrativo ha fatto un balzo portentoso: stop al rimpiattino tra indiani e cowboy, niente personaggi macchietta. Il nemico non è un pupazzo di latta con l’occhio a led rosso. È vivo, è tra noi: anzi siamo forse noi.
La novità più forte della serie è il senso di insicurezza: viene rappresentata una civiltà ferita, braccata. I Cylon, il nemico, ora hanno sembianze umane e sono pressoché indistinguibili dai cittadini delle Colonie. C’è però una sensibile differenza: i nuovi Cylon credono, manifestano la fede in un dio e in un segreto - almeno per gli uomini - destino. La gente delle colonie crede invece negli dei di Kobol, un pantheon che richiama quello della Grecia classica. Lo scontro è tra la tenue fede panteista dei coloni e un tenace monoteismo robotico dai tratti integralisti.
Battlestar Galactica è un prodotto che porta il marchio infuocato «post 11 settembre 2001». Le similitudini con fatti accaduti realmente, per quanto proiettate nello spazio e in contesto fantascientifico, sono straordinariamente sfacciate. L’attacco a tradimento alle Colonie ricalca quello al World Trade Center, la militarizzazione della società e gli attriti tra politici e comandanti in campo sono lo specchio della controversa «Guerra al terrore» lanciata dal presidente Bush. Ci sono anche echi delle torture di Guantanamo quando i Cylon umani cadono nelle mani degli infuriati coloni. Il confronto tra le due fazioni è molto fisico, fallita l’intelligence e l’alta tecnologia, si ritorna alle mani, alla polvere da sparo. Sangue, morti, resistenza, bombe umane e tradimenti: più che a cronache dallo spazio sembra di assistere all’irrisolta guerra antitalebana in Afghanistan o all’estenuante campagna di «liberazione» dell’Irak. Galactica è la trasposizione spaziale del cammino di un popolo in lotta per riaffermare la propria identità.