domenica 27 luglio 2014

Sospeso su un gorilla a Napoli




Una notte di sogno a Napoli, durata pochissimo. Arrivo in treno intruppato nei ranghi di altri turisti con mille pretese. Mi dico "procedi per gradi" e cerco subito una cartina. Sul pavé scaldato dal sole le botteghe di souvenir straripano. Non mi fermo alla prima temendo la ressa. Vado avanti qualche decina di metri e adocchio su un espositore mappe da sette euro. Caspita, mica poco. Però l'alternativa è girare a vuoto.
Ma sono tallonato dalla solita famiglia Brambilla che a mattina inoltrata e visita neppure avviata, disquisisce del pranzo, bambini esplodono in periodici "papi guarda qui!" o "mamimamimami vieni a vedere!". Poi quando sono a tiro della bottega si apre il dibattito sul "ricordino" da portare alla zia di turno, ai vicini che guardano il giardino e l'allarme antifurto. Svicolo a mancina nel primo ingresso museale, una gradinata di un edificio angolare dalle pareti di pietra scrostate.
Dentro si vede poco, ma un grande ascensore passa attraverso le sale della esposizione. Così il visitatore non deve fare chilometri. Il problema lo scopro poco dopo quando mi incuriosisco su una installazione che sembra uno zoo ambientato in una officina sfascia carrozze. Quello che si agita sul fondo e' un gorilla vero oppure qualcuno lo impersona?
Allungo il passo e mi ritrovo fuori dall'ascensore - che si sposta su un altro piano - con i piedi su una trave legata a funi elastiche. Sono sospeso sulla scena artistica, forse ne sono diventato parte e c'è qualche telecamera che mi riprende per futuri sberleffi. Mantenere l'equilibrio non è facile, ci saranno quattro, cinque metti al massimo da terra, se cado bene non mi ammazzo ma serve attenzione. Mi accorgo che sopra di me pendono delle cinghie. Ne afferro una e attendo il ritorno dell'ascensore. Oppure il "CUT" di un ignoto regista.

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