Al volante, in coda al semaforo. Ho un prurito di fretta che urge di fame e sonno sbocconcellato. Il mio cervello modella il concetto "casa" nelle sue molteplici accoglienze. Davanti a me nell'utilitaria rossa, scorgo un barbogio grigio dai tratti lupeschi marittimi incisi nel carnato cotto. Mi distraggo da me e penso: che pensa? In un attimo ho la risposta. E' un'opera magnifica, colossale: una solenne sinfonia polifonica che gli nasce dentro e cresce, come una pianta di pomodori proiettata in accelerato.
Non lo canzono, non lo svaluto mica. Anche la giovincella sulla corsia a fianco, nella smart col finestrino abbassato e gli occhiali da sole grandi che le mangiano occhi e guance. Le resta scoperto solo un indomito nasino, impennato in cima a labbra leste che s'arricciano nella fragranza della gioventù. Eppure nella sua testa svagata, ornata di profumose chiome romba una poesia, fervide rime d'amore per una plastificata pop star che mai ha sospettato - e forse meritato - tale potente dedizione. Dietro di me c'è il furgone, un cassonato di ritorno dal mercato con le cassette dell'invenduto. Il motore fa uno strano gorgoglio come la pancia di un cane che ha bevuto troppo. Il barbetta al volante in canottiera blu, ciuffo ribelle con la mano sul cambio, tiene lo sguardo fisso al riquadro di cielo che gli riserva il suo parabrezza e si figura, una per una, le pennellate per riprodurlo vivido come un sipario vaporoso del Tiepolo.
Un metro più in là, stretta nella sua berlina una signora dalla lunga chioma nera si concede il lusso dell'aria climatizzata. Sul cruscotto c'è un pass ospedaliero che è un valido indizio professionale. Nella sua mente pulsa una combinazione di molecole, quasi fosse un bizzarro giochino fatto con dita ed elastici, un giochino che sta per giungere alla combinazione di un farmaco nuovo, qualcosa che potrebbe rimettere in piedi molti casi disperati. Ma al club dei creativi bussa qualcun'altro.
Olaf è stanco, non si ferma da 32 ore. La tabella di marcia è rispettata, il suo sonno no. Le palpebre calano e in un lampo mette a fuoco un'equazione che potrebbe essere la base di una nuova geometria non euclidea, buona per l'ingegneria spaziale e la bioedilizia. Ma la rivelazione non dura che un'istante, Olaf viene scosso da un'imperativo: sveglia! Equando li riapre si ritrova in mezzo all'incrocio e riesce soltanto a vedere la targa della prima macchina che esplode sotto il suo bestione. L'ordine di frenare non fa in tempo a raggiungere il ginocchio. Oggi nessun balzo in avanti per l'umanità.
Nessun commento:
Posta un commento