Nel mezzo del cammin di nostra vita col cuore rotto si stava come d'autunno sugli alberi le foglie. A quest'ora scende la sera nel giardino antico e mentre una rondine ritornava al tetto l'animo fu si come immobile. La dritta via era smarrita, innanzi a una siepe che da tanta vista dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Certo, potrebbe essere peggio: e infatti ecco che piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici, su le meretrici e sui freschi pensieri tra le frasche sciolte. Finché un lampione non s'illumina d'immenso e mi volge verso quel ramo del lago di Como. Verso quelle chiare, fresche dolci acque dove è umana cosa avere compassione degli afflitti.
Qui all'ombra de' cipressi e dentro l'urbe confortate da un sereno vapor d'ambrosia, son pronto a scacciar i dubbi, numerosi come i sassi della vecchia strada di Trezza. Solo gli stupidi non ne hanno, e su questo non ho dubbi.
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