Per la serie tormenti acuti alzi la mano chi non si è rotto del conto alla rovescia per il nuovo Star Wars. Ok, arriva, sta arrivando, mancano 20, 19, 13 giorni... Che ore sono? Intanto c'è in tivù c'è il trailer, sul web il finto spoiler, la prevendita della spada crociata, l'intervista muta al regista, la corsa della morte in biglietteria, la reunion degli elettricisti di episodio I, la pizzata già prenotata con gara di rutti ewoks...etc.etc.
Ma il film? Come è? Grazie ad uno strappo offerto sul ciclomotore del dottor H. G. Wells, ecco allora la recensione in anteprima del film. Una primizia di ritorno da un prossimissimo futuro.
Il settimo gingillo
Arrivo sull'obiettivo con due ore di anticipo, come un Capo Oro che cavalca le onde gravitazionali col muso del caccia ala X puntato dritto sulla Morte nera, alla quale peraltro ho già versato il tributo di una lauta prevendita. Dopo un primo assalto fallito a sportellate davanti all'ingresso del parcheggio, dirotto su un posto auto di fortuna, in zona...meglio dire nel sistema stellare Degobah perché attorno alla multisala sembra siano piovute auto. Auto piazzate sui marciapiedi, moto in mezzo alle aiuole, suv dentro i cestini porta rifiuti. Colto da panico, piazzo la mia utilitaria di fronte a una pizzeria d'asporto, lasciando il motore acceso e portiera spalancata per non destare sospetto. Quindi mi involo verso l'agognato cinema: manca mezz'ora all'ora X.
In teoria non dovrebbe essere un problema, la multisala offre stasera soltanto Star Wars in sette sale. Su sette esistenti. Si può scegliere la versione 3D, Hd, senza glutine, con carne rossa a km zero, in bianco e noir per i d'essai d'antan, e per chi vuole tenersi in forma maxi-schermo con cuffie e tappetino per zumba. Esiste anche una visione vip nel privè sensurround rallegrati dai sofisticati manicaretti di Cracco e Gabbana: capesante scamosciate di Tatooine su letto di panpepato in borchie e crinoline, sushi in doppiopetto alla Gungan con salsa montgomery, tenere lingerie d'Organa in crosta d'aloe, spumante degassato Gran riserva Palpatine servito in ghiaccio di Hoth.
Con lingua formato sciarpa e scarpe arrostite nell'attrito della corsa, raggiungo l'atrio schivando i soliti birilli che fumano l'ultima sigaretta con accendini light saber. Ho già il biglietto in mano, assicurato al polso 15 giorni fa con una pratica catenella anti smarrimento e incapsulato in un contenitore ignifugo e idrorepellente, quando impatto nel tappo della coda. Eh già, perché anche se hai prenotato otto mesi prima stai in coda. L'hanno fatto tutti quanti! Un nanosecondo di click prima di te. E adesso ti stan tutti davanti. Cianciando e borbottando, sgranocchiando e bofonchiando citazioni per nascondere il fremito dell'eccitazione bambinesca. I più con capi firmati dal merchandising dell'ormai eptalogia lucasiana che, per diffusione e notorietà, può sfidare a occhi chiusi i marchi Prada, Google e Coca Cola. Puoi far finta di ammirare la solita famigliola tenerona che incarna Darth Wader e le sue truppe, però la coscia discinta della cavallona lungocrinita in tenuta da schiava di Jabba tiene sotto scacco la platea. Eh, sì ho messo la prima cosa che mi è capitata: un paio di tovaglioli al posto degli slip e via. Nonostante questo - come ha certificato Woody Allen - in fila c'è sempre qualcuno che ne sa una più di Lucas, Spielberg e Coppola e che con vocetta stridula arringa e argomenta facendo la classifica degli episodi, correggendo i riferimenti, lanciandosi nel solito paragone con l'Anello dei Nibelunghi e la Psicopatologia della vita quotidiana.
Ma rispetto agli anni '70 abbiamo fatto passi avanti. I saccenti non sono stati eliminati, no. Anzi di Soloni pontificatori ne abbiamo parecchi in più. Ma possiamo contare sui guastatori naturali. Chi sono? Ma i casinisti. Una categoria che prima non si mischiava e restava nel suo brodo, che all'occorrenza veniva messa al suo posto con un'occhiataccia. Ora il tamarro caciarone - per dirla con la cattedratica sociologa De Filippi - è un'espressione della vitalità popolare, penultimo baluardo (dopo le Deficienze Artificiali Digitali) della spontaneità umana. Costoro vivono nella convinzione d'essere protagonisti sempre e comunque, in un mondo che gli scorre attorno come la classica giostrina dell'acchiappa la codina. Quindi se sono in coda da 5 secondi si lagnano, poi tirano fuori il cellulare con volume di suoneria buono per i Risvegli di Sacks e ricordano che devono per farsi il selfie davanti al cartellone cartonato, dopo lei è stanca (anche perché scarrozza una borsetta di Luigi Vittuone da 13 chili maniglie escluse) e ha sete avendo tracannato cinque bottigliette di Sciacquetta "plin plin". Lui in finta giacca di finta pelle, lampadato e muscolato sotto la maglietta della salute, ripete come un mantra "amo' 'spetta" e ogni tre per due starnutisce come un cammello, tanto forte che gli ondeggia pure il tatuaggio maori attorno al collo. In questi momenti mi domando perché le orecchie umane non siano state fornite di provvidenziali palpebre. C'è un evidente difetto di fabbricazione: quando richiameranno i modelli?
A nulla vale il conforto delle musiche di John Williams in sottofondo, allietate dalle puffevoli coreografie dei Jargiano Beans project di Olgiate Olona. Il tormento è tutto mio e me lo godo fino alle porte della Sala Bosone di Higgins. Qui mi accoglie la maschera: una ragazzetta nerd con gli occhiali a montatura nera che sfoggia un pallore vegano e l'obliteratrice a forma di pistola di Han Solo.
- Può firmarmi la liberatoria?
- Scusi?
- Sì una firma qui: è per la clausola anticritica.
- Cioè?
La ragazzetta tira su gli zigomi come per dire "ecco il vecchio rimba": la clausola critica sul film...
- Sarebbe a dire che quando io esco dal cinema e non posso dire a nessuno se ho visto un bel film o una cagata pazzesca?
- No, non la metta così, è una semplice forma di tutela dell'opera artistica.
- Oh! E la libertà d'espressione?
Ma immagino lei saprà quanto è stato investito per un film come questo - sorrisetto saputello - e quale giro d'affari può venire danneggiato da un parere espresso incautamente, magari per via di un momentaneo eccesso di zuccheri nel sangue. La clausola è un modo per evitare che dei commenti negativi possano rovinare un'impresa economica di portata globale. E' anche un modo per salvaguardare lo spettatore da conseguenze negative...
- Come un'assalto di avvocati ninja... Lei non è proprio una maschera, vero?
Tace e sorride.
- Ufficio legale?
Piega la testa e sorride.
Dietro di me esplode uno starnuto. Firmo rapido prima che le spore dell'ebola mi colgano in mortale abbraccio e sguscio nella penombra della sala. Neanche il sollievo di un gradino e urto il ginocchio contro un essere metallico che mi cigola e mi fischia insulti cattivi. Biascico un "mi scusi commendatore" e tento di guadagnare il posto numerato muovendomi su un tappeto di pop corn sbalzati dalle taniche formato carestia biblica che i primi previdentissimi spettatori si sono assicurati. Ovviamente sono esemplari numerati e da collezione che si pagano in litri di sangue.
Imbrocco la corsia, mi tuffo in poltrona, posizione centrale dominante e contemplo lo schermo bianco con rinnovata calma zen. Finchè...
- Signore, scusi...- una donna in paltò verde ramarro e borsetta a fiori capeggia un quintetto completato da quattro giovani sith con facce diaboliche, tutti non più alti di un metro: i cugini oscuri dei sette nani.
- Dica?
- Scusi sa, ma io e i miei ragazzi se possibile, sa, ma non è che potrebbe scalare di quattro posti?
- Io...Dovrei muovermi di quattro posti???
- E' che non siamo riusciti a prendere tutti i biglietti in fila...e ai ragazzi farebbe piacere stare tutti insieme.
Certo che non ci siete riusciti, mi dico, sono arrivato io per primo. Ma la signora mi fa il sorriso dolce dolce come la torta di mele di nonna Abelarda, come per dire "non ci offendiamo se dice di no, ma se dice di no è proprio una carogna d'avvoltoio rinsecchita". Il mio cervello da 8 bit calcola rapidamente: potrei ingaggiare battaglia, girare il collo alla vecchia, strappare una spada al primo sith, scalciare il secondo e poi vedermela a fendenti laser e strangolamenti a base di "forza" con gli ultimi due. Oppure potrei piangere e fare la scena del malato terminale che ha tre orette di vita (più pubblicità ed eventuale trailer dopo i titoli di coda) e non può perdersi la magnificenza dello spettacolo su una poltrona laterale. Alla fine è lo "sforzo" delle Balle spaziali ad avere la meglio: l'energia necessaria per le messinscene guasterebbe la visione del film e quindi si capitola. Rotolo mesto nel mio poltroncino seguito dai perfidi "grazie" della signora e dalle risate telepatiche dei sith.
Adesso basta. Mi butto giù a sacco di kiwi esalando un sospiro lamentoso, sperando in un rapido inizio o in una grazia sulla durata degli spot ante film. Mi riscuotono un fischio e un frullo: accanto a me c'è R2D2. Aspira pop corn e coca cola alternando ciribiri e ciripao elettronici.
Non c'è pace tra le stelle, figuriamoci qui.
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