domenica 1 novembre 2015

La grande beffa di Expo



Ora che è finito, ora che i cancelli sono stati lucchettati, che le autorità hanno terminato i discorsi d'occasione, che  comici del weekend han finito gli sputtanamenti di rito e, soprattutto, che la stretta vulcaniana dei controlli sui media si è allentata, possiamo dirlo: Expo 2015 non c'è mai stato!
 
Signorsì, la grande kermesse meneghina (che poi era ben oltre i confini di Milano e già qui si doveva sospettare qualcosa) dedicata al cibo e all'energia per la vita non si è mai svolta, è stata tutta un grande bluff, nient'altro che un'illusione collettiva orchestrata dai ben noti poteri occultati. Niente caffè del Burkina Faso. Nessuna lasagna kazaka. Lo speck del Belize? Chi l'ha mai gustato?

Le prove sono molteplici e inchiodano l'organizzazione - solito paravento per le manovre dell'oligarchia bancaria alleata all'impero rettiliano - alle sue crude responsabilità. Triste dirlo, ma neppure le forze della manipolazione brillano per efficienza. L'evento Expo, che doveva essere la testa di ponte per una svolta in senso alieno nel governo dei fatti terrestri, in realtà ha messo in crisi le pur soverchianti potenze parassitarie d'invasione.

Da documenti esclusivi, ottenuti tramite lettura della mente dei principali capi di stato durante una seduta medianica al bar degli alpini, possiamo affermare con certezza le cause del flop che hanno generato la colossale truffa. Tutto infatti deve ricollegarsi al bando di gara interstellare sulle scie chimiche, preludio dell'operazione Expo. La grande rete di suggestione e disorientamento, per via delle norme sulla trasparenza nelle interferenze sullo sviluppo delle civiltà galattiche minori, era stata estesa alla sfera pandimensionale del libero mercato.

Grave errore, perché con la storia del massimo ribasso di energia prionica, l'appalto se lo pappò la cordata della Filibusta di Aldebaran che immantinente subappaltò alla stazione di Proxima Centauri come sistema logistico più immediato. Cosa logica se non fosse già più che certificata l'inettitudine dei Proximani. E tra l'altro proprio sul campo di prova della Terra! Potrebbero testimoniarlo gli atlantidei con il loro più famoso concittadino Noè, se non fossero affogati tutti a causa di una pessima regolazione nei rubinetti atmosferici. Fu in quei giorni che nacque il detto: piove sul bagnato.

Attorno alla data astrale del gennaio 2015 i migliori computer delle tabaccherie dell'impero klingon concordarono che i Proximani avrebbero sforato i tempi di consegna dei neuroconvertitori per gli homo insipiens. La minaccia di penali però non poteva essere esercitata: i subappaltanti erano tutti regolarmente in viaggio sui loro cargo spaziali. Peccato che a velocità sub-luce avrebbero impiegato qualche millennio per onorare la commessa. Quando giungeranno a destinazione probabilmente la forma più sviluppata del pianeta sarà il tofu.
        
Scosso da un fremito di panico al tamarindo, il costrutto del complotto corse ad un pronto rimedio, noto fin dai tempi dei primi faraoni, quelli con l'insana passione per i manufatti piramidali: lo Sgargabonzi! Una formula di appropriazione del pensiero cosciente per scopi privati, o meglio un bug nella configurazione del pensiero umano che consente di deflettere la forza di volontà per far compiere al soggetto le più grandi idiozie nella scala dell'autodistruzione. E il piano d'emergenza venne dispiegato nell'arco di una notte. 

Expo in sostanza è una grande area recintata, chiusa agli sguardi indiscreti per ovvi motivi di sicurezza e lecito guadagno, ma dentro non c'è nulla!!! L'unica cosa montata sono l'albero della vita - un placo di legno che ovviamente sporge sopra i cancelli, anche se sarà alto tre metri scarsi senza tacchi - e le biglietterie con transenne. Tutto qui! Il grande Expo universale (ahahahahah!) era ed è nudo come l'imperatore della favola: ammantato di invisibili vestiti e pertanto con le chiappe al vento.

E allora i 21 milioni di visitatori da tutto il mondo, arcipelaghi compresi? Le tonnellate di servizi tivù, web, radio e rotocalchi della miglior patineria? I selfie, i post e le twittate? Tutto autenticamente fasullo miei cari. E senza spendere un euro in controinformazione. Perché una volta entrati, posti dinnanzi all'horror vacui, i visitatori sono stati puntualmente rapiti dalla notoria sindrome di Pinocchio che, non volendo passare per fesso e bastonato, si inventava la bugia spingendola il più possibile nel perimetro del plausibile. 

Ma naturalmente la civiltà mediatica umana moltiplica il potenziale pinocchiamento e trasforma l'intero processo in un moltiplicatore che viene definito di volta in volta "moda", "happening", "evento epocale" e spinge la massa all'autolesionismo della stanzialità in coda pur di poter affermare: io c'ero. Perché il dilemma esistenziale tra l'essere e l'avere, è stato superato dalla necessità di "esserci stato", con annesso certificato fotografico da consegnare ai post (sui social).    
Ovvio che per montare la montatura ai danni del prossimo si è messa in moto una gioiosa macchina dello sfottimento. Grafici e designer si sono sbizzarriti in foto e video montaggi di cose mai viste. Giornalisti, politici e scrittori hanno magnificato e criticato aspetti inesistenti del grande evento riuscendo a polemizzare dentro e fuori...i limiti della querela. I passaparola, i consigli della suocera, i commenti al bar si sono sprecati e sperticati pur di calamitare nel gorgo della fregatura il più cospicuo numero di complici. 
E a chi mi chiede con fare saputello: e l'indotto? Le mazzette? Gli occupati? Quelli ci sono stati eccome. Lo Sgargabonzi prevede enormi spostamenti di masse umane, giri di quattrini superiori al fantastiliardo e soprattutto tanti conti da pagare. Come la nostra modernità riesca a produrre debito dal nulla è un mistero che sovrasta la genesi della materia oscura nell'universo.

"Però io i padiglioni li ho visti", frignerà qualcuno che non si vuole dare per vinto all'evidenza del comportamento auto ipnotico. Ebbene sappiate che buona parte dei mirabolanti padiglioni, zeppi di gustose meraviglie al cacao dai quattro cantoni del pianeta non sono altro che dei diorami in scala 1/72, tutti realizzati dal gruppo facebook Soldatini Atlantic & co, impiegando resti di presepi e normale materiale di risulta del mercato della frutta.

Dopo questo scacco matto ai facili scetticismi di ogni età debbo rivelarvi che la verità ha un prezzo amaro. Specie per chi vi scrive. Infatti il nemico mi ha intercettato prima dell'agente Fox Mulder e le forze del nuovo ordine prossimo sventurato mi hanno momentaneamente sopraffatto. Sono stato legato, imbavagliato, imprigionato in una località nascosta. Probabilmente una succursale dell'Area 51 nei pressi di Fizzonasco. Questo a giudicare dal gorgogliare continuo in sottofondo dello spot del Mercatone dell'Arredamento. Fortunatamente il mio piede sinistro e libero di digitare su un Commodore Vic 20 lasciato incautamente acceso dai miei carcerieri (sono degli sfegatati giocatori di Rat race, cosa che deve avere necessariamente un secondo significato simbolico criptato, ma non ho la Kabbalah sotto mano). Posso così aggiornarvi in tempo reale sugli sviluppi della mia indagine multilivello. State certi che la grande beffa di Expo 2015 continuerà a far parlare di sé.

Saluti dal vostr....


Nella foto Fansa (Doc Ouamandè): il vero volto dell'Albero della vita

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