mercoledì 27 luglio 2011

La sede fuori porta



A Puerto Natales la nuova succursale del Club...

Vivere e morire... creativamente




3. La beffa trionfante
Non so come sia accaduto, forse indicando la strada a mio fratello, forse un colpo vibrato a caso durante l'ultimo assalto: qualcuno mi ha pugnalato alla schiena sotto la scapola destra. Sì, lì non c'è il cuore, posso stare tranquillo, ma devo farla finita con quelli là fuori. Potrebbero essercene tre o pochi di più.
Decido di prendere l'iniziativa prima di perdere i sensi. La mia tattica: un tuffo in avanti, oltre la soglia, immagino le lame che mirano al mio collo ma mi proteggo opponendo sciabola e pugnale in una sorta d'asta paracolpi. Il fendente arriva da destra, il pugnale si spezza e la lama mi taglia la fronte. Da sinistra sento un graffio al fianco che mi lacera la tuta: troppo lontano per essere letale.
Stendo le braccia: la sciabola a sinistra incontra subito resistenza, l'ho preso. Mi scaglio col peso del corpo a destra per impedire al nemico un nuovo colpo, in pratica gli casco addosso e prima che possa menarmi un nuovo fendente gli infilo in testa quel che resta del pugnale. Senza fermarsi.
Gli strappo di mano la sciabola non mi guardo neanche alle spalle, corro in campo aperto da emerito imprudente. Spremo le energie residue proiettandomi verso la vasca dello sbruffone. So che è una trappola ma non c'è altro modo per finirla. E' lì che mi guarda incredulo per come sono conciato, per me invece è la copia di un morituro gioacchino Murat.
Una vampata di dolore si accende alla coscia, non riesco a posare il piede sinistro, cado. Ma sfrutto la scivolata per arrivare a bordo vasca e incrociando le lame delle sciabole come una grossa cesoia vado a recidere di netto la testa dell'attonito nemico: la sua glabra figura alla Rupert Everett se ne sta a braccia spalancate, le dita contratte sui bordi nell'atto d'uscire dalla vasca, come un corpo di marmo riemerso dagli scavi di Pompei.

Passano gli istanti, nessuno mi tocca. Ho vinto. Ai superstiti dell'altra schiera ancora acquattati nel buio faccio cenno di andare. Ma non sento risposte, i dolori si stemperano nell'immobilità, resto ad abbeverarmi nella pozza di luce.

foto dal film Dune di David Linch

Vivere e morire... creativamente




La scena è cruenta, decine di giovani in nere tute di cuoio dove spiccano i tagli rossi delle ferite frugano il sottobosco armati di sciabole e coltelli. La foresta è malata, attaccata da un bianco lichene alieno che le succhia la linfa fino a polverizzare le piante. Un ragazzo scosta ciuffi d'erba avvizzita su un pendio dove i tronchi d'albero sono infissi come ossa di morto.
Il cielo è una tavolozza impiastrata di nuvole cupe. Ogni tanto filtrano raggi di luce che riverberano sul biancore di filamenti di licheni stesi sui rami come bava d ragno. L'ingresso è stato scoperto, ma occorre radunare il gruppo.



Io sto a guardia dell'ingresso mentre alla spicciolata, badando a non farsi seguire, arrivano amici e alleati. Il comando avversario però gioca sporco e manda avanti mio fratello con un ostaggio. Non so come sia lì, so che è stato plagiato. Avanza minacciando una ragazza bionda, il filo della spada preme sulla sua gola. Ai fianchi della coppia ci sono due ragazzini pronti a sgattaiolare per fare danni con i loro lunghi pugnali.

Appena passa la soglia con l'ostaggio: un colpo alla spada e l'altro di piatto sulla guancia dove fiorisce un livido. Fede - grido - perchè tu sei Fede ricordi? E lui un po' confuso mi guarda, le braccia sono inerti. La giovane bionda - sua moglie - lo prende per la mano che impugna la spada. Gli altri due ragazzini sono impietriti. Li sorprendo con uno strillo: è voi che cazzo fate qui?

Corrono fuori. La mia preoccupazione è spostare mio fratello dalla linea di tiro, l'ingresso della sala senza porta è pericoloso. I nemici si presentano a ondate di due-tre. Di più non riescono a passare e si intralcerebbero. Indico l'uscita, oltre le porte automatiche c'è una grande scala mobile, lì si sono radunati gli altri del gruppo giunti a destinazione - soprattutto donne - e quando saremo al completo occupando ogni gradino il meccanismo si metterà in moto e raggiungeremo la città.

foto Patagonia: in viaggio verso Puerto Natales

Vivere e morire... creativamente


2. Stream of madness
Ma il bengodi dura poco, tutto il sistema ora è in pericolo: è stato svelato il segreto della successione di potere.
L'indiano depositario è diventato folle: un argano sulla riva di una roggia, sotto la pioggia battente, solleva dalle acque un letto a due piazze. Sotto le lenzuola, in camice bianco e berretta da notte c'è l'indiano, un Peter Sellers che ridacchia in continuazione. Sulle coperte stropicciate spicca una scacchiera e a lato una candela accesa. L'uomo si agita e viene di nuovo immerso in acqua, ma ci resta poco. Torna su sputando acqua e ridendo dei pezzi sparsi sulla scacchiera rovesciati ovunque. La candela ancora accesa rotola pericolosamente sulle coperte: è da lui che hanno saputo.

Come le casate di Dune i due maggiori potentati creativi si affrontano in una sfida antica: due gruppi di giovani combattenti vengono spediti nel cuore della foresta morente, l'obiettivo è trovare l'ingresso della tana-tempio che li condurrà di nuovo in città. Chi torna per primo vince.

foto scultura sul lungomare di Santander

Vivere e morire... creativamente




1. La selezione segreta

Senza fiato. Urlo, ma non mi sento. Sono sordo alle mie stesse grida, una terribile sensazione di distacco che genera altro furore. Poi mi concentro e riesco almeno a percepire la vibrazione, non il suono. Ed è positivo. La mia voce spaventosa li tiene lontani, ma ancora per poco. Devo radunare le forze e mettere assieme uno straccio di tattica per farla finita con gli assalitori. Fuori si è fatto buio, la terra è coperta da una cenere bianca, forse erba morta e sbriciolata.
Al centro della scena, illuminato come da un occhio di bue sospeso in cielo c'è una buca scavata a forma di vasca e il mio avversario mi attende beffardo come se fosse a mollo, leggendo il giornale e lanciandomi occhiate di sfida. Il dolore alla schiena si estende, nessuno osa toccarmi, avverto il peso della lama.
Non sembra un pugnale, pare una sciabola. Il bruciore è insopportabile,ma levarla non è pensabile, morirei dissanguato. Serve un ultimo sforzo. So che ai lati della porta attendono due nemici.
Flash del passato interferiscono con i miei pensieri. La sfida nella foresta: decine di giovani che corrono incerti negli stivali alti sotto il ginocchio, si distribuiscono fendenti e intanto scrutano ed esplorano con le lame ogni pertugio.

Ma ora ricordo, tutto era cominciato al party. Dopo la riunione con i colleghi vado nei bagni - non capisco se dell'ufficio o di un albergo - ma sono sporchi, c'è acqua dappertutto e io non voglio rischiare di sporcarmi. Torno fuori all'ascensore. Ci sono tre entrate, una per lato. In attesa un gruppo di personaggi importanti, li sbircio: sono ben vestiti fanno discorsi di chi sa. Quando arriva l'ascensore io mi infilo nella porta più stretta e guarda a caso arrivo al party.

Faccio colpo su una bionda slavata - conduttrice di noti programmi tivù - che sorride mostrando le gengive e finge di non essere al centro dell'attenzione generale. Le racconto di un ipotetico attentato imminente e pare divertita dall'idea di diventare un potenziale bersaglio. Ad ogni gruppo racconto una storia diversa che viene accolta con sorrisi e risatine, ma lo faccio con moderazione, senza strafare, aspettando il mio turno. Ho capito che non è semplicemente una festa, c'è in gioco qualcosa.

Distribuiscono una tavoletta di cioccolato finissimo, io lo divido con la gente al tavolo. Poi mi alzo e individuo una signora in un ricco vestito gommato di raso rosso e a fianco un nano nero. Una regina sotto mentite spoglie: offro a loro gli ultimi pezzi di cioccolato. E fatta, il re e la regina della festa segretamente agghindati, hanno ricevuto il loro omaggio.

Posso entrare a "corte". Sarò un creativo, un autore di programmi: è il premio e forse la mia condanna.

E così il mio successo è assicurato. Non devi preoccupati delle idee, mi spiegano dalla gilda dei creativi, delle invenzioni narrative ne abbiamo a iosa, uno processo fornisce le combinazioni adeguate - e si riferiscono al caos nella sala del party - e ci sono metodi per ravvivare l'immaginazione e mi allungano anche un dizionario di temi e personaggi.

foto da Una vita difficile di Dino Risi

sabato 16 luglio 2011

HEY! HO! LET'S GO!!



Marky Ramone & Blitzkrieg
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