martedì 17 settembre 2013
Parking nightmare
Fine turno, si esce dall'ufficio. Ma prima mi cade l'occhio su una cartina stradale spiegata su un tavolo e scopro che il paese di Cene è una deliziosa località nel verde circondata da laghetti. Ecco perchè me la decantavano tutti! E noto che poco più sotto c'è Lambrate: è il paese che prende nome dalla stazione? Se è così è molto vicina e comoda per raggiungere Milano. In sovrappiù, quasi a metà del percorso spicca un abitato che si chiama Rai: forse un villaggio televisivo? Decido di fare un'esplorazione.
Come al solito mi ritrovo a piedi in una zona desolata di capannoni, prati spelacchiati con ciuffi d'erbaccia gialla circondati da nodi di superstrade. Sento che ho sbagliato obiettivo devo rimettermi in viaggio. Me lo conferma un collega di passaggio spiegando che la via per Lambrate è un percorso ad alto traffico non certo questa periferia sgangherata. Prima di ritrovare l'auto mi avvicino a una serie di palazzi anni '70 confinanti con vecchi capannoni industriali. E' una zona semideserta dove l'unico segno di vita sono i parcheggi.
All'improvviso la luce cambia. Il cielo sopra di me è notturno: vedo le costellazioni basse poco sopra l'orizzonte frastagliato dalle sommità dei condomini. Un tizio che cammina con difficoltà diretto verso uno scooter cambia direzione e mi prende di mira biascicando qualche parola incomprensibile. Non è la solita scena dello zombi, ha più l'aria di un disabile mentale che vuole lanciarsi in qualche gioco manesco. Infatti mi si butta addosso e con qualche difficoltà lo scanso. Mi insegue, ma è lento.
Altri due figuri arrivano da una via laterale. Hanno l'aria di essere intontiti e posseduti: sospetto che ci sia di mezzo lo strano fenomeno celeste. Ormai mi hanno circondato e non trovo altra soluzione che rovesciargli addosso una serie di improperi. La cosa ha effetto, si scuotono, si svegliano. Subito gli faccio presente che dobbiamo reagire, organizzarci. Una grossa macchina nera con finestrini oscurati sfreccia a tutta velocità sulla via e quasi ci investe. Quando la nuvola di polvere s'abbassa una schiera di figure si fa avanti: maglietta celeste e pantaloni stretti con la piega, capello impomatato e sguardo perso. Un'intera squadra di bowling ci viene addosso. Insieme agli altri li spintoniamo via gridandogli in faccia: è l'antidoto per riscuoterli.
Intanto il sole sorge. Ma è il sole? Una macchia di luce che si allarga al centro del cielo. Il buio stellare viene schiacciato, inghiottito dall'orizzonte. L'incubo svanisce, posso tornare al parcheggio a cercare l'auto.
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