L'idea era di vedere "l'effetto che fa". Tornare al cine per vedere un film a cartoni animati visto 40 anni fa. Sì, parliamo del secolo scorso. Dopo aver lanciato qualche invito vanamente, mi sono avviato da solo alla Notte dei super robot parte prima. In scena Mazinga Zeta, Grande Mazinga e Getter robot con guest star l'Uomo diavolo; tutti usciti dalla penna del maestro Go Nagai. Rivedere su grande schermo gli eroi di un tempo mi intrigava. Quali confronti! Quali ispirazioni!
Principiamo dalla cronaca. In provincia solo un cinema proponeva la serata, quindi scelta obbligata, meta la cattedrale del cinema in versione multisala. Arrivo all'ultimo spettacolo mi accodo dietro teenagers che scalpitavano per Hunger games, qualche coppia che si sacrifica per la commedia con Bova e Cortellesi (ueh! Siamo moderni!) e altri maturotti e anzianoidi che scompaiono nelle pieghe di un palinsesto che va dai cartoni sui pinguini al Ragazzo invisibile di Salvatores. Io da bravo cliente ho già memorizzato numero di sala e quando arriva il mio turno saluto la cassiera e dichiaro. Mi chiede se va bene il posto centrale. Come no. Poi dice dieci euro. E li per li ricevo una invisibile cinquina: ma come? La super notte? Richiami gli appassionati, li inviti, li lusinghi e poi li bastoni mentre cercano di riempirti un mortissimo lunedì sera? Dieci euro. Cinema in crisi. Registi in crisi di identità. Crisi di nervi attoriale. E col cazzo che mi beccate un'altra volta... Faccio del mio meglio per non inarcare il sopracciglio vulcaniano davanti all'incolpevole cassiera e aggiungo impassibile alla banconota da cinque già pronta sul bancone, cinque monete cinque che pesco dal fondo della tasca del giaccone. A sto punto la già pianificata rinuncia alle lusinghe del classico pop corn diventa una ragione di principio. Anzi vi lascio io qualcosa, vado a pisciare. Nei bagni, a dire il vero lindi e splindenti, aleggia una nuvola di gas intestinali mutanti. Sbrigo la pratica rapidamente nel timore che il miasma sia adesivo, poi boccheggiando trovo un tavolino per attendere un'ora degna per l'entrata. Certo, sono arrivato in largo anticipo. Non tanto perché mi aspettassi di vedere nel parcheggio la flotta di Vega in licenza premio, ma perché i cinefili che disertano il weekend inseguendo sconti e promozioni sono una variabile che non ho intenzione di calcolare. Meglio arrivare prima e fare poca fila che palleggiare acceleratore e frizione nel brivido del rush finale.
Mentre me ne sto comodo l'inserviente da una pulitina sistemando sedie e di certo mandando "affare" quel vecchio che gli occupa il tavolino. Ma io sono preso dal dilemma del dolcetto. Ho il distributore a fianco che giallo caramelloso mi sussurra: dai, dai prendi, e che saranno mai due euro. Due euro dopo il salasso del biglietto sono la pernacchia dopo il furto. Eppure qualcosa dentro di me dice che anche questo atto del rito di commemorazione va rispettata. Come un 4 novembre senza corone d'alloro ai caduti. È così che l'operazione in puro stile Fantozzi si completa con l'acquisto di una busta di M&m formato mignon. Quando precipita nel vano raccolta posso indovinare il numero delle noccioline presenti dal rumore. Sono 45 tristissimi grammi. Va be, facciamo finta che sia tutta salute. E poi le riserve di cioccolato mondiale si stanno esaurendo. Forse io ho già mangiato la mia parte.
Visto che non ho più nulla da inventare a un quarto d'ora dall'inizio della proiezione entro. Varco la porta e mi affaccio nella sala...vuota. Anzi no, dalla montagna di poltrone spunta la testolina di un indigeno. Ma sta troppo in alto per familiarizzare, il biglietto mi colloca in posizione centrale. Praticamente starò nella cabina di pilotaggio del Pilder insieme a Koji Kabuto. Passano minuti e dopo aver silenziato il cellulare e scarabocchiato appunti temo che il flop si stia concretizzando (ecco perché 10 euro, maledetti malfidenti), invece ecco che entrano babbo, zio e bimbo. Il bambino, troppo piccolo per aver visto un Mazinga anche solo in replica satellitare, deve essere il depositario delle speranze di papà di tramandare il culto dei robottoni. Applauso. Altri minuti e alla spicciolata entrano fidanzati con amico, duo di amici, mamma e figlia. La direzione ci regala qualche minuti di pubblicità, giusto perché abbiamo pagato un biglietto scontato... Ma gli spot sono talmente veloci che mi inquieto: forse ho perso l'abitudine alle proiezioni in grande schermo. Forse ho la vista affaticata. Niente paura, la direzione piazza a tutto schermo l'avviso che ci farà vedere un cortometraggio di 6 minuti. Peccato che l'avviso resti lì fisso per circa un quarto d'ora. Nel frattempo arrivano altri ex ragazzi: capelli radi, che gli sembrano scivolati nella parte bassa del volto, barbuti per compensazione pilifera. Una fidanzata sottolinea che il suo preferito è "goldrek" e verrà a vederlo se le cambiano turno di riposo. Altri sfoggiano copri cellulare con Grendizer, ma in generale i discorsi sono sintonizzati sui cavoli amari di tutti i giorni: il tetto che perde, il contratto di secondo livello, il "lo chiamo non risponde gli mando una mail" e altre amenità. Il cortometraggio si rivela una serie di trailer di film a cartoni animati. E dopo i saluti dei promoter arrivano finalmente gli scogli. Come quali scogli? Quelli che stanno all'inizio di tutti i film Made in Japan, quelli dove prende il sole Godzilla prima di abbattere la Tokyo tower, quelli che fanno da barriera allo tsunami (non tutte le volte) contro le invasioni nemiche. Insomma quelli della Toei film.
Mazinga Z contro Devilman (titolo che non si capisce perché i due eroi buoni non combattono neanche per un minuti, a parte una psichedelica gara di motociclette. Ma fa parte di una diabolica strategia di marketing nipponico che sfugge alle nostre piatte menti occidentali) viene servito come prima portata. Subito mi colpiscono i colori piatti, che nella grandezza dello schermo risaltano di più. E poi le proporzioni lisergiche, senza rispetto delle prospettive. Comincio a sospettare che qualcosa non vada per il verso giusto. Questo film del 1973 non è certo stato concepito per il 16:9 della sala, non è che hanno fatto una conversione ardita (a casa ho controllato eccome: il film era in un amplissimo 16:9 ma è stato strizzato). Boh, la sensazione di un disordine nelle proporzioni mi è rimasta per tutta la visione del primo episodio (alias mediometraggio)è quindi terminato senza infamia, però vista la qualità non è di sicuro il grande schermo lo scenario ideale per le sue performance, la tivù di casa basta e avanza. Ho teso pure l'orecchio alle voci dei doppiatori, alcune mi parevano uguali all'originale, altre decisamente diverse. Bella l'idea di mettere i nomi dei mostri in italiano e giapponese. Eccezionale la trovata stile di inserire la traduzione delle canzoni della colonna sonora giapponese, un modo per rendere meglio il mood dei protagonisti e della vicenda.
Il film Mazinga Z contro Grande Mazinga è senza dubbio quello che ricordo meglio, anche perché avevo vinto con le patatine un marchingegno a manovella nel quale potevi sbirciare come un piccolo Buster Keaton. Nella cartuccia che avevo in dotazione c'era la scena finale del combattimento nell'arena tra i mostri guerrieri del Generale Nero e i due Mazinga. Scena epica a dir poco. Qui la resa su grande schermo è sicuramente elevata, forse i cambi di scena e gli stacchi di inquadratura erano un po' violenti, accelerati. I colori invece erano vividi e avvampanti come quando si erano stampati nella memoria alla prima visione, complimenti al restauratore. E va segnalato che il brain condor di Tezuia qui è regolarmente storpiato come in originale. Cioè braian condor (i Monty Phyton non c'entrano è tutta farina nostrana). E nel secondo episodio devo dire che le emozioni non sono mancate. Koji disperato, col fratellino in coma, che combatte come una belva contro i mostri ibridi meccanico-mutanti. Il Mazinga Z sbrindellato e mutilato che non s'arrende come da fulgida tradizione militar nipponica. E poi l'apparizione del Salvatore, un Grande Mazinga turbinante, letale e veloce, annunciato dal dottor Kabuto in versione profeta di sventure futuribili. Grande! Mancava solo la pubblicità dell'Ovomaltina.
Si arriva al terzo capitolo, per me un poco trascurato eppure ricco di piacevoli spunti fantascientifici. A partire dall'ufo, poi il mostro mangia metallo e la trappola sull'isola deserta. Un classico. Inoltre vedere in azione il Getter robot è sempre un piacere (spero sempre diano un po' più di spazio al Getter due, ma è come fare il tifo per Annibale). Ai tempi mi era totalmente sfuggita la chiave della rivalità tra squadre, semplicemente mi pareva inverosimile. Uno stratagemma narrativo per puntellare la trama, del resto i buoni stanno sempre dalla stessa parte no? Nel complesso la serata è stata gradevole. Al termine niente applausi ma la voglia c'era. Forse quei dieci euro sfilati pesavano un poco sulle mani. Alla prossima quindi? Magari, mica mi cambiano turno.
Si arriva al terzo capitolo, per me un poco trascurato eppure ricco di piacevoli spunti fantascientifici. A partire dall'ufo, poi il mostro mangia metallo e la trappola sull'isola deserta. Un classico. Inoltre vedere in azione il Getter robot è sempre un piacere (spero sempre diano un po' più di spazio al Getter due, ma è come fare il tifo per Annibale). Ai tempi mi era totalmente sfuggita la chiave della rivalità tra squadre, semplicemente mi pareva inverosimile. Uno stratagemma narrativo per puntellare la trama, del resto i buoni stanno sempre dalla stessa parte no? Nel complesso la serata è stata gradevole. Al termine niente applausi ma la voglia c'era. Forse quei dieci euro sfilati pesavano un poco sulle mani. Alla prossima quindi? Magari, mica mi cambiano turno.
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