sabato 29 maggio 2010

Evangelion.3


Evangelion è una storia che si è assicurata una longevità nel popolato mondo degli anime, è entrata nel circolo dei cult, seguendo la regola aurea del "non detto". Il trucco sta nel creare un mondo nuovo, fantastico ma plausibile e non spiegare tutto, lasciando allo spettatore il compito di aggiungere nuovi tasselli.
E' quella che Umberto Eco chiamerebbe "opera aperta".
L'aspetto più interessante di Evangelion è che uno dei diversi livelli della trama ci invita a calarci in una sorta di lettura psicoanalitica dei caratteri dei personaggi. E nello scandagliare queste singolari personalità ho scoperto una corrispondenza con le figure chiave della ricerca freudiana.
Breve spiega:
Superego è la figura a cui si tende, il modello ideale, è il censore delle nostre paure, delle pulsioni devianti dalla retta via che conduce al traguardo-premio di un esistenza.
Es è il custode dei nostri bisogni primari, è colui che vuole essere al centro dell'attenzione, servito, coccolato riverito in ogni capriccio, è volontà allo stato puro.
L'Io è il mediatore tra questi due approcci alla realtà ed in definitiva è la risultanza che costituisce la nostra personalità.
Tre livelli della mente che corrispondono ai tre piloti del Nerv.

Rei
E' il primo giovane pilota di un Eva: è una ragazza senza passato e senza identità, apparentemente succube del freddo e autoritario padre di Shinji, pronta a gettare la propria vita come un abito vecchio pur di eseguire il suo compito. C'è però un legame intimo e non spiegato tra i due, tanto profondo che la ragazza pare voler incarnare con tutto il suo essere i desideri del suo ambiguo pigmalione: puro e travolgente come acqua che scorre, limpido e folle come la fiamma. Non credo ci sia forma più compiuta di Superego, ovviamente alla giapponese. Il dovere nella sua massima espressione: il dono totale di sè. Il compimento di un destino che è una manifestazione di fede, dallo spirito alla carne e viceversa.

Shinji
Il figlio del professor Ikari potrebbe sembrare simile a Rei nella sua fragilità, ma Shinji non è mercurio che prende la forma del contenitore imposto. Il suo spirito è un metallo prezioso ma ci sono dei limiti alla malleabilità e alle tensioni a cui può essere sottoposto. Certo per ottenere una sua reazione occorrerà tormentarlo ben bene, perché la sua specialità è ripiegarsi su sè stesso in una sorta di schizofrenia che sfiora l'autismo. Il suo senso di colpa lo tormenta: è stato abbandonato dal padre quando è morta sua madre. C'è un trauma irrisolto nella sua breve esistenza e cerca con le sue fragili forze di superarlo, ma è un cammino impervio. Shinji è sempre in bilico tra la ricerca di un amore grande che lo sappia abbracciare e accettare nella sua fragile totalità e la fuga totale dal dolore: l'autodistruzione. Appena abbassa la guardia rischia di cadere, proprio come l'Ego che lotta quotidianamente per forgiare la nostra personalità.

Asuka
Esuberante, spavalda, irrequieta. In poche parole padrona di sè, o almeno così dà a vedere. Asuka ha un solo comandamento: primeggiare, stare al centro dell'attenzione, essere indipendente, forte. Vuole che si riconosca il suo coraggio e che il Nerv la incoroni salvatrice dell'umanità. Ma la sua ambizione non trova rispondenza nell'Eva, non riesce più a realizzare la sintonia necessaria a portare a compimento le missioni. Questo perché gli Eva non sono automi, sono esseri viventi e l'imperativo di Asuka - anche lei bimba in cerca d'attenzione - non è in grado di creare azione in quanto sa cooperare. E si tratta di un rapporto che manca di mutualità per la ragione che l'Es non cede e non concede, essendo il nucleo ultimo dell'individualità.

Quando nell'anime si svela - mai del tutto chiaramente - l'obiettivo della Seele ossia il nuovo uomo, si espone una teoria più gnostica che scientifica: un nuovo stadio evolutivo dell'umanità, un essere perfetto perché somma le mancanze di tutti. Una combinazione di vuoti e di pieni che dovrebbe rendere l'umanità finalmente riconoscibile a se stessa. Niente più paura dell'altro, cancellati razzismo o odio, basta con le discriminazioni e anche con le gelosie. Il nuovo uomo abbatterà le barriere del terrore per inaugurare l'era della concordia. Ma la Seele ha ragione? Le nostre paure, le nostre mancanze ci appartengono, non sono difetti bensì mattoni dell'anima. E allora non c'è il rischio che in questo ambizioso processo purificatore di fusione non venga forgiato un essere superiore, ma più semplicemente il Nulla da cui veniamo e a cui inevitabilmente dovremo tornare? Evangelion nelle sue continue riscritture e aggiunte apocrife sembra ancora in cerca di una risposta da offrire ai suoi numerosi seguaci. E proprio per questo motivo si assicura un posto nelle opere di culto.

giovedì 27 maggio 2010

Inside Evangelion.2


Cuore di Shinji
Penso che gran parte del successo di questo anime in Giappone sia dovuto all'identificazione di molti adolescenti e giovani con le traversie emotive e i deficit comunicativi di Shinji. Quella nipponica è una società dove la rigidità dei rapporti e il protocollo cerimoniale sono passaggi obbligati, forche caudine che richiedono al giovane il sacrificio di parte della propria individualità per "rinascere" come soggetto socialmente integrato. Possiamo così comprendere il fascino suscitato dai tormenti di un fragile ragazzo che resiste agli assalti del proprio infausto destino.

Visto da Occidente invece Shinji è un "eroe" assolutamente atipico, profondamente restio ad affrontare l'avventura che gli si para davanti. Fosse per lui la vita ideale sarebbe un viaggio in metropolitana con walkman incollato alle orecchie. Eppure sente che il richiamo di un destino oscuro, che picchia con forza sulla porta del suo rifugio precario. Shinji è nato da genitori che condividevano non solo un sentimento amoroso ma il sogno di un nuovo destino per l'intera umanità. Strano, perché siamo abituati a concepire l'amore come un antagonista del pensiero razionale, un sentimento esclusivo e condiviso da due persone che diventano coppia e nel farlo tracciano un nuovo confine tra loro stessi e il mondo. I genitori di Shinji rovesciano la prospettiva e fanno leva sulla loro unione per cambiare il resto del mondo. Un sogno più grande di loro, ma che può camminare con le gambe della Seele, sul sentiero tracciato dalle profezie contenute negli antichi testi e soprattutto animato dal cuore ferito del piccolo Shinji.

Inside Evangelion


Come leggere questa serie animata giapponese che parte come l'ennesimo cartone di botte e robot giganti e in sordina piazza sul tavolo temi impegnativi come la nascita e l'evoluzione dell'uomo, fino a spingersi all'esplorazione del confine psichico tra l'individuo e la specie? Temi complessi, quesiti filosofici, tutto travestito da "semplice" conflitto tra gli uomini e la misteriosa razza degli angeli.
La storia è quella di una Terra trasformata da un cataclisma chiamato Second impact, ossia l'impatto di un asteroide in Antartide che ha causato un innalzamento del livello del mare e la distruzione di gran parte del mondo.

I governi vendono all'opinione pubblica questo disastro come la replica del primo impatto che milioni di anni fa portò all'estinzione dei dinosauri. La verità è che una società semi-segreta, la Seele (dal tedesco: anima), seguendo una profezia contenuta nei rotoli del Mar Morto (antichi scritti di una setta precristiana), aveva scoperto in Antartide l'essere originario: Adam. Nel tentativo di riportarlo allo stato embrionale per innescare un nuovo stadio evolutivo dell'umanità, si è generata l'esplosione etichettata come Second impact.

Nel nuovo millennio gli uomini non sono scomparsi, ma si sono riorganizzati: esistono le antiche nazioni e i rispettivi governi, ma soprattutto l'agenzia Nerv che si occupa di fronteggiare la minaccia dei venturi angeli. Esseri enigmatici, gigantesche creature di energia e carne generate dal primigeneo Adam che tentano di distruggere la base Nerv di Neo Tokyo e impossessarsi dei suoi segreti: i supercomputer Magi che governano la città e le operazioni militari, la sala dove è custodito Adam, o ciò che ne rimane.

L'aspetto sorprendente dell'anime è che lasciandosi trascinare dalla rapida corrente della trama si finisce per urtare la ruvida parete di quello che appare un vicolo cieco senza capire il quadro generale. Il finale di Evangelion infatti non spiega nulla a livello razionale: l'ultimo angelo della profezia è stato sconfitto, il "robot" Eva 01 si è risvegliato, i piloti scoprono di essere pedine di un gioco più grande. Punto. Gli ultimi due episodi non procedono a livello narrativo perché sono dedicati all'analisi e alla "cura" dei traumi di Shinji, il figlio dell'enigmatico direttore della Nerv, il professor Ikari.

Il ragazzo si è distinto in combattimento dimostrando da subito, senza addestramento, la maggiore sintonia con l'Eva 01. E il motivo è più intuito che spiegato: gli Eva sono creature plasmate dall'uomo, derivati dall'essere originario e vengono governati creando una specie di empatia con i piloti. Più avanti si afferra che gli Eva sono animali privi di coscienza, governati più che pilotati, e rappresentano strumenti indispensabili per l'accesso al successivo stadio evolutivo dell'essere umano. Un processo che è il disegno segreto della Seele: creare un nuovo essere privo di paure e traumi, un essere ideale che aspira alla perfezione essendo la combinazione delle anime individuali degli esseri umani.

Ma qual'è l'essenza di un'essere vivente? La sua essenza non è forse delimitata da quello che nell'anime viene denominato, con un colpo di fantasia At field (absolute terror field): una sorta di barriera d'energia psichica che caratterizza ogni vivente e costituisce la membrana che protegge il nucleo dell'individualità. Singolare che questa proprietà sia stata identificata con la declinazione del terrore, stato d'animo estremo e forse per questo barriera verso l'altro. Nella quotidianità e "a basso voltaggio" l'At field può manifestarsi in un atteggiamento schivo, timidezza o spavalderia aggressiva, nella forma prodotta dagli Eva è un'arma.

E qui sorge un'altra domanda: cosa sono veramente gli Eva? Cosa ha usato la Nerv per "fabbricarli"? Sappiamo che la madre di Shinji è morta durante un esperimento non ben definito. Sappiamo che la sintonia con gli Eva può arrivare fino al dissolvimento fisico del pilota nell'organismo del gigante biomorfo. Forse qualcosa di lei è rimasto nell'Eva 01 che ha "l'odore del sangue" e non può che giovare alla sorte di Shinji proteggendolo nei momenti di crisi, dandogli tutta la forza che non ha per sconfiggere l'avversario di turno. Buona parte del racconto di Evangelion è incentrata sulle traversie del giovane Shinji, sulle sue debolezze, sul suo sentirsi smarrito e inutile. Si insiste sul suo tormento: "abbandonato" dalla madre morta e allontanato dal padre. Un uomo freddo e calcolatore interamente votato alla sua oscura missione.

Shinji cerca la sua approvazione, ma lo teme, teme un nuovo rifiuto che possa ferirlo e quindi è incline a respingere ogni contatto. Tra se stesso e gli altri piazza una pesante cortina che viene scambiata per apatia, un comportamento che sembra ogni volta spingerlo ulteriormente sulla soglia della schizofrenia.
Il suo equilibrio mentale è uno dei cardini della storia. Oltre lo scontro uomini e alieni, al di là delle profezie incarnate, Evangelion è il racconto della dimensione esistenziale assolutamente intima di un ragazzino turbato dal caotico fluire del mondo e ancora indeciso sul momento propizio per buttarsi. Shinji infatti agisce, ma soltanto su invito, meglio se a forza, strattonato: compiere delle scelte autonome significa dolore, rimorso, responsabilità.

giovedì 20 maggio 2010

Tina Modotti, una donna del ventesimo secolo


Attrice, fotografa e rivoluzionaria
Una vita fra luci e ombre

Emigrante e attrice di cinema, musa rivoluzionaria e fotografa d’avanguardia, traduttrice di libri e agente segreto. Questi i molteplici volti di Tina Modotti (1896-1942), una donna del ventesimo secolo, raccontati in due volumi a fumetti da Angel Del la Calle, autore spagnolo, anzi un fiero asturiano, che ha siglato opere non solo in patria ma anche in Francia e negli Stati Uniti.
De la Calle si è tuffato alla scoperta di questo personaggio affascinante e poco noto raccogliendo informazioni e testimonianze. Un grande lavoro distillato con pazienza nel corso di anni arricchito da riflessioni e sopralluoghi nei Paesi frequentati da Tina Modotti. Questa graphic novel che ha riscosso riconoscimenti e consensi a livello internazionale ora viene pubblicata in Italia da 001 Edizioni.

Il racconto della vita di Tina Modotti è uno dei fili nascosti della Storia, ripercorrerlo è un’occasione per conoscere la vitalità e gli ideali che hanno soffiato nei primi decenni del Novecento e che potevano dare una svolta al mondo intero. I suoi viaggi, i suoi amori, la sua passione per l’arte e il riscatto degli ultimi sono materia prima per dipingere il grande affresco di un’epoca di nuove speranze. Il destino di questa emigrante friulana si è incrociato con grandi della letteratura statunitense come Ernest Hemingway e John Dos Passos, pittori messicani come José Clemente Orozco e Diego Rivera, poeti del calibro di Neruda e Mayakovsky. E poi gli agitatori politici e i rivoluzionari d’Europa e d’America che la contagiarono fino a farle dimenticare la macchina fotografica con cui aveva creato arte e documentato la grama vita dei campesinos messicani per gettarsi nell’impresa della rivoluzione socialista.
La sua esistenza affrontò molti drammatici episodi: vide morire il suo amante, oppositore del regime cubano, sotto i colpi di ignoti sicari, venne esiliata e si ritrovò nella Germania prenazista. Finì in Russia a lavorare per Soccorso rosso, compì pericolose missioni sotto falso nome in Spagna e Francia e lottò contro i golpisti del generale Franco. Infine tornò in Messico, al fianco di un agente italiano del partito comunista, e qui morì in circostanze misteriose.

L’opera di Angel De la Calle non è una semplice biografia, è un’avvincente indagine alla scoperta di una donna dai tratti moderni e anticonformisti, forte e sensibile. Lo stesso narratore, accompagnato dall’amico scrittore Paco Ignacio Taibo II, non resta indenne al suo fascino e si mette in gioco mostrando le sue ricerche e le sue ipotesi come in un poliziesco, ma senza condizionare il racconto nei numerosi passi della biografia di Tina Modotti rimasti oscuri. De la Calle mette sulla “tavola” tutte le carte, sta al lettore scegliere quale pescare per riuscire ad afferrare la sottile trama di una vita spesa tra la passione per l’arte e l’impegno civile.