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Come leggere questa serie animata giapponese che parte come l'ennesimo cartone di botte e robot giganti e in sordina piazza sul tavolo temi impegnativi come la nascita e l'evoluzione dell'uomo, fino a spingersi all'esplorazione del confine psichico tra l'individuo e la specie? Temi complessi, quesiti filosofici, tutto travestito da "semplice" conflitto tra gli uomini e la misteriosa razza degli angeli.
La storia è quella di una Terra trasformata da un cataclisma chiamato Second impact, ossia l'impatto di un asteroide in Antartide che ha causato un innalzamento del livello del mare e la distruzione di gran parte del mondo.
I governi vendono all'opinione pubblica questo disastro come la replica del primo impatto che milioni di anni fa portò all'estinzione dei dinosauri. La verità è che una società semi-segreta, la Seele (dal tedesco: anima), seguendo una profezia contenuta nei rotoli del Mar Morto (antichi scritti di una setta precristiana), aveva scoperto in Antartide l'essere originario: Adam. Nel tentativo di riportarlo allo stato embrionale per innescare un nuovo stadio evolutivo dell'umanità, si è generata l'esplosione etichettata come Second impact.
Nel nuovo millennio gli uomini non sono scomparsi, ma si sono riorganizzati: esistono le antiche nazioni e i rispettivi governi, ma soprattutto l'agenzia Nerv che si occupa di fronteggiare la minaccia dei venturi angeli. Esseri enigmatici, gigantesche creature di energia e carne generate dal primigeneo Adam che tentano di distruggere la base Nerv di Neo Tokyo e impossessarsi dei suoi segreti: i supercomputer Magi che governano la città e le operazioni militari, la sala dove è custodito Adam, o ciò che ne rimane.
L'aspetto sorprendente dell'anime è che lasciandosi trascinare dalla rapida corrente della trama si finisce per urtare la ruvida parete di quello che appare un vicolo cieco senza capire il quadro generale. Il finale di Evangelion infatti non spiega nulla a livello razionale: l'ultimo angelo della profezia è stato sconfitto, il "robot" Eva 01 si è risvegliato, i piloti scoprono di essere pedine di un gioco più grande. Punto. Gli ultimi due episodi non procedono a livello narrativo perché sono dedicati all'analisi e alla "cura" dei traumi di Shinji, il figlio dell'enigmatico direttore della Nerv, il professor Ikari.
Il ragazzo si è distinto in combattimento dimostrando da subito, senza addestramento, la maggiore sintonia con l'Eva 01. E il motivo è più intuito che spiegato: gli Eva sono creature plasmate dall'uomo, derivati dall'essere originario e vengono governati creando una specie di empatia con i piloti. Più avanti si afferra che gli Eva sono animali privi di coscienza, governati più che pilotati, e rappresentano strumenti indispensabili per l'accesso al successivo stadio evolutivo dell'essere umano. Un processo che è il disegno segreto della Seele: creare un nuovo essere privo di paure e traumi, un essere ideale che aspira alla perfezione essendo la combinazione delle anime individuali degli esseri umani.
Ma qual'è l'essenza di un'essere vivente? La sua essenza non è forse delimitata da quello che nell'anime viene denominato, con un colpo di fantasia At field (absolute terror field): una sorta di barriera d'energia psichica che caratterizza ogni vivente e costituisce la membrana che protegge il nucleo dell'individualità. Singolare che questa proprietà sia stata identificata con la declinazione del terrore, stato d'animo estremo e forse per questo barriera verso l'altro. Nella quotidianità e "a basso voltaggio" l'At field può manifestarsi in un atteggiamento schivo, timidezza o spavalderia aggressiva, nella forma prodotta dagli Eva è un'arma.
E qui sorge un'altra domanda: cosa sono veramente gli Eva? Cosa ha usato la Nerv per "fabbricarli"? Sappiamo che la madre di Shinji è morta durante un esperimento non ben definito. Sappiamo che la sintonia con gli Eva può arrivare fino al dissolvimento fisico del pilota nell'organismo del gigante biomorfo. Forse qualcosa di lei è rimasto nell'Eva 01 che ha "l'odore del sangue" e non può che giovare alla sorte di Shinji proteggendolo nei momenti di crisi, dandogli tutta la forza che non ha per sconfiggere l'avversario di turno. Buona parte del racconto di Evangelion è incentrata sulle traversie del giovane Shinji, sulle sue debolezze, sul suo sentirsi smarrito e inutile. Si insiste sul suo tormento: "abbandonato" dalla madre morta e allontanato dal padre. Un uomo freddo e calcolatore interamente votato alla sua oscura missione.
Shinji cerca la sua approvazione, ma lo teme, teme un nuovo rifiuto che possa ferirlo e quindi è incline a respingere ogni contatto. Tra se stesso e gli altri piazza una pesante cortina che viene scambiata per apatia, un comportamento che sembra ogni volta spingerlo ulteriormente sulla soglia della schizofrenia.
Il suo equilibrio mentale è uno dei cardini della storia. Oltre lo scontro uomini e alieni, al di là delle profezie incarnate, Evangelion è il racconto della dimensione esistenziale assolutamente intima di un ragazzino turbato dal caotico fluire del mondo e ancora indeciso sul momento propizio per buttarsi. Shinji infatti agisce, ma soltanto su invito, meglio se a forza, strattonato: compiere delle scelte autonome significa dolore, rimorso, responsabilità.
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