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Quando torno sfinito nel salotto di casa, la casa dei miei, c'è mio padre. "Ieri sera abbiamo guardato questo". E' un dvd con copertina amatoriale e colori confusi, intuisco una sagoma in mezzo alle vampate di fuoco di un'esplosione. "Un film alla James Bond, ma girato in dialetto piemontese". Non me lo faccio dire due volte, il disco gira già nel lettore. Però guardo gli extra, sezione effetti speciali. Una mini teleferica scorre sopra un bacino d'acqua, i cavi vengono tranciati da un'esplosione e precipita: l'eroe ovviamente non affoga nella prematura bara ma riemerge e... stacco, vede avvicinarsi l'inequivocabile pinna di squalo. I tecnici spiegano i trucchi: il volo è stato di pochi metri. Il problema più grosso era mantenere la cabina in equilibrio. Se si rovesciava per lo stuntman sarebbe stato difficile uscire. Per questo i cavi non vengono tagliati, ma semplicemente si allentano di botto immergendo la struttura in acqua.
Ci sono poi le incognite della corrente, visto che il bacino non deve dare l'idea di una grande vasca e grosse pompe provvedono a creare l'effetto ribollimento. Lo stuntman è ripreso dall'interno: in un attimo l'acqua sprizzava ovunque. Lui sgancia le cinghie e armeggia con la porta mentre un sub lo riprende dall'esterno. Un tecnico, avvisato dall'ingegnere degli effetti con cronometro alla mano, fa scattare infine il dispositivo d'apertura delle porte. "Ci vuole un bel coraggio per fare una cosa del genere". Ancora di più a farla in piemontese.