sabato 21 agosto 2010

la riunione

Una sessione di studio, una lunga tavolata con progettisti, ingegneri e manager. Giovani esperti dinamici e preparati. Arrivo io, un po' intimidito e malfermo nelle mie competenze: chiedo subito perchè una riunone in mezzo a una serie di edifici vuoti e abbandonati. Perchè è qui che verrà sviluppato il progetto, risponde sorridente la team leader in tailleur e scignon dirigenziale. Come se fosse normale accumulare dati e carte in mezzo all'erba alta e i calcinacci, circondati dagli scheletri in cemento di palazzi popolari mai completati. Inizia lo show di architetti e designer con mappali e slide rotanti: le idee fioccano, le sovrapposizioni si sprecano in una gara di acume e originalità. Il mio disagio aumenta: quando dovrò intervenire?
Noto però che la donna si apparta per una telefonata al cellulare: sul suo volto si legge la preoccupazione. L'agitazione cresce con sguardi e passaparola. "Dobbiamo andarcene, subito". Intuisco problemi di sicurezza, ma non c'è tempo per spiegazioni. E il materiale? Possiamo creare una "linea" - una suggestione ipnotica di bassa intensità in grado di conservare il momento ispirativo - e trasferirlo. Certo, ma chi guida? Non so perchè ma la scelta cade sul sottoscritto, forse sono un conoscitore della zona ed è per queste informazioni che faccio parte dei convitati. Il trasferimento in "linea" però non ha nulla a che fare con internet: si tratta di una fila indiana di persone lungo un percorso di ringhiere, staccionate e corrimano tra ombre fiochi bagliori di una giornata che volge all'imbrunire.
E' come una seduta spiritica, ma in movimento. Io apro il cammino con grande sicurezza, tutto fila liscio finchè non ci tocca costeggiare un canale d'acqua torbida: con le mani, a palmi rivolti verso il basso, sfioro la sommità in pietra del parapetto. Così si mantiene la "linea".

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