giovedì 3 febbraio 2011

La caduta del regno.5


Intanto nelle stanze del palazzo reale che appartengono al mago, un giovane apprendista cerca disperatamente di individuare il nome del sovrano invasore frugando tra le viscere di animali sacrificati stese su un blocco di marmo. Gli basterebbe lanciargli un incantesimo per bloccarlo, ma deve inchiodarlo al suo nome. Per terra rotoli di pergamena zeppi di simboli astrusi, ciotole rovesciate di radici e polveri colorate pronte per l'uso. L'apprendista sa bene che se riuscisse nel suo intento potrebbe guadagnare il posto del mago di corte.
Dalle mura partono grida di scherno e futili lanci di frecce: i cavalieri neri arretrano disordinatamente scivolando nel pantano. Due schiavi sulle mura dirigono il lavoro di costruzione rinfrancati di tanto in tanto dalle frustate dei guardiani che ora partecipano della corale esultanza del regno.
- Continuiamo a lavorare - dice uno con tono rassegnato
- Che fai, non ti rallegri?
- Non è cosa per me.
- Come? Il nemico è battuto!
- Anche se vincesse il nostro destino è segnato: dobbiamo erigere queste mura.
- In fondo questo è vero.
Una freccia vagante trapassa il collo di uno degli schiavi che stramazza al suolo.

La caduta del regno.4


Dal padiglione della reggia si leva un fumo nero che prende rapidamente forma e consistenza: è un altro gigante. E' il mago del re, alto e terrificante quanto l'invasore. La sua tunica bianca e nera è intessuta di misteriosi simboli e al collo porta il pendente con il marchio del regno. Due passi soltanto e il campione è già fuori dalle mura, oltre la folla in preda al panico e sbarra la strada all'orda dei cavalieri neri che agitano minacciosamente le loro lunghe lance.
Il mago li squadra con occhi sfavillanti e scosta l'ampia veste all'altezza dei fianchi: prorompe un grosso tubo che cigolando punta dritto verso le avanguardie dell'esercito nemico. La carica è rallentata dal terrapieno a forma di zucca, ma non si arresta, nessuna esitazione davanti al baluardo del regno. Il corpo del mago allora si anima di cigolii, rumori di catene e argani nascosti: alla fine dal tubo scroscia un getto d'acqua che inonda il pendio. I cavalli si impennano, l'aria si riempie di nitriti e urla. Il popolo e i soldati gioiscono assistendo alla momentanea impasse dei cavalieri neri.

* disegno di Sergio Toppi

La caduta del regno.3


Mentre i cavalieri iniziano a falciare per strada qualche viandante che si è attardato a recuperare fagotti e brocche, le trombe suonano finalmente l'allarme. Il vecchio re assiso al trono si riscuote: gli anni pesano sulle sue palpebre di ferro arruginito. Tiene lo scettro ornato di gemme stretto nella destra ossuta, ma non ha la forza di sollevarlo. Il capo delle guardie è in ginocchio davanti a lui, pronto a comunicare alle truppe la sua volontà. Ma il cenno viene dalla mano sinistra e quindi lascia campo libero al mago di corte. L'ombra al fianco del re si scioglie dal corpo e fluttua sul pavimento. Il comando è stato impartito. Il regno si rianima di colpo: gli arcieri scagliano qualche freccia per misurare la distanza del nemico. I guardiani si riprendono dal torpore e raddoppiano le frustate agli schiavi, quasi volessero completare l'opera in quei pochi istanti chiudendo ogni breccia all'impeto nemico.

* disegno di Sergio Toppi

La caduta del regno.2


Ma all'orizzonte sorge un'ombra che cresce a gran velocità, un punto scuro che per un attimo si sovrappone al sole. Si muove a grandi passi silenziosi, rapido come una nuvola ma con le gambe. E i suoi passi scavalcano le colline e dimezzano le pianure assolate. Prima che gli allarmi delle sentinelle passino di stazione in stazione il visitatore gigantesco è già lì, davanti alle mura. La sua figura gareggia con le torri dei bastioni. Le ampie spalle reggono un pesante caftano rosso e nero percorso da intricati motivi geometrici. Sul petto pende un pesante medaglione dagli strani arabeschi. Il suo volto altero pare scolpito in una sola espressione muta. Non servono presentazioni: è la guerra. Porta la distruzione, si nutre di fuoco e sangue. L'hanno capito tutti ma nessuno osa dire nulla. Come prigionieri di un incantesimo sanno che qualcosa di terribile potrebbe accadere e tacciono temendo di innescare l'inevitabile.
E' l'invasore a spezzare quell'istante interminabile. L'orlo della sua pesante veste si solleva e da sotto scorrono, lesti come acqua di piena, silenti truppe a cavallo: cavalieri neri armati di lance si inerpicano sul terrapieno che ospita la città. Lo sgomento è totale: mercanti, artigiani, soldati sono allo scoperto nello spazio dinnanzi al grande portale. La marea umana si precipita al riparo impedendo ogni contromisura. Gli arcieri restano inerti a contemplare lo scempio dall'alto delle mura insieme agli schiavi che hanno interrotto la catena di cottura e per stringersi dietro le pile dei mattoni.

* disegno di Sergio Toppi

La caduta del regno


Il regno è quieto e prospero. Si annuncia una tranquilla giornata d'estate che potrebbe non venire menzionata negli annali. Il clima è dolce, l'aria umida si riscalda sotto un sole velato di nubi. E' l'alba di un giorno come gli altri: gli schiavi sono già al lavoro, servono mattoni per le grandi mura della città.
File di uomini a torso nudo con cenci stretti ai fianchi piegano la schiena passandosi stretti involti di tela. I volti hanno il colore dell'argilla rossa che assemblano in panetti destinati al forno. Le mura della città sono quasi complete: manca un tratto vicino ai bastioni d'ingresso, poi la cerchia sarà terminata e il regno sicuro. Sulle torri le sentinelle sonnecchiano appoggiate alle lance. Nel tempio dalle possenti colonne i sacerdoti scrutano nei bracieri inventandosi nuove panzane per tenere buono il popolo. I cortigiani in vesti di seta stanno ancora sdraiati a letto, bevono vino novello da coppe di rame e ordiscono vaghi complotti per tirare a sera.

* foto da film di Ernst Lubitsch