giovedì 3 febbraio 2011

La caduta del regno.2


Ma all'orizzonte sorge un'ombra che cresce a gran velocità, un punto scuro che per un attimo si sovrappone al sole. Si muove a grandi passi silenziosi, rapido come una nuvola ma con le gambe. E i suoi passi scavalcano le colline e dimezzano le pianure assolate. Prima che gli allarmi delle sentinelle passino di stazione in stazione il visitatore gigantesco è già lì, davanti alle mura. La sua figura gareggia con le torri dei bastioni. Le ampie spalle reggono un pesante caftano rosso e nero percorso da intricati motivi geometrici. Sul petto pende un pesante medaglione dagli strani arabeschi. Il suo volto altero pare scolpito in una sola espressione muta. Non servono presentazioni: è la guerra. Porta la distruzione, si nutre di fuoco e sangue. L'hanno capito tutti ma nessuno osa dire nulla. Come prigionieri di un incantesimo sanno che qualcosa di terribile potrebbe accadere e tacciono temendo di innescare l'inevitabile.
E' l'invasore a spezzare quell'istante interminabile. L'orlo della sua pesante veste si solleva e da sotto scorrono, lesti come acqua di piena, silenti truppe a cavallo: cavalieri neri armati di lance si inerpicano sul terrapieno che ospita la città. Lo sgomento è totale: mercanti, artigiani, soldati sono allo scoperto nello spazio dinnanzi al grande portale. La marea umana si precipita al riparo impedendo ogni contromisura. Gli arcieri restano inerti a contemplare lo scempio dall'alto delle mura insieme agli schiavi che hanno interrotto la catena di cottura e per stringersi dietro le pile dei mattoni.

* disegno di Sergio Toppi

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